Tanta curiosità, tanta solidarietà via Telegram, il social più utilizzato per organizzare la protesta. Ma #IoApro, l’iniziativa di «disobbedienza civile» lanciata a livello nazionale da ristoratori e baristi, a Verona, non sembra decollare. Sono solo sei i locali che, domani venerdì 15 gennaio, sfideranno con certezza il Dpcm con un’apertura degli spazi che va oltre il ésemplice servizio di asporto e l’orario ridotto, così da esporsi al rischio di sanzioni. Non che i titolari non si siano prevenuti: i gestori che aderiranno si sono rivolti a uno studio legale che ha garantito loro patrocinio gratuito. E gli altri? I dubbi sono tanti, c’è chi è preoccupato per dover rispondere di violazioni dei decreti, chi non vuole trovarsi a pagare la multa, chi non se la sente di fare qualcosa che, in ogni caso, è percepita come illegale. E ci sono anche le associazioni di categoria che, in queste ore, stanno «facendo capire» agli iscritti che non è il caso.

«Siamo per la legalità, qui i rischi sono troppo pesanti, si può cadere anche nel penale». È netta, la posizione delle associazioni di categoria, circa la protesta di domani.
A parlare, è Paolo Artelio, presidente di Fipe-Confcommercio Verona, ramo locale della Federazione italiana pubblici esercizi: «La situazione dei locali è pesantissima, direi al lumicino, ma noi stiamo lavorando tutti i giorni per ottenere dal Governo dei ristori di più alto livello», ribadisce Artelio. – questo quanto riportano Davide Orsato e Matteo Sorio sul Corriere di Verona.

Anche da Paolo Bissoli, presidente di Confesercenti Verona, arriva un’indicazione chiara: «Detto che capisco il momento e che sono anch’io contro il governo, aprire quando non si può significa andare nel penale. Se lo facessero milioni di ristoratori è un conto, qui invece c’è una decina di locali veronesi che rischia grosso. Sono con loro, nel contenuto della protesta, ma ci sono cose che non si possono fare».

Secondo Simone Vesentini, portavoce dei Ristoranti Tipici del centro, «non è questo il modo di mandare messaggi a Roma. Nessuno del nostro gruppo (una trentina circa di ristoratori, m ndr) aderirà all’iniziativa.
Parliamo di un’idea che, di fatto, non fa altro che esporre i nostri colleghi a rischi legali».

«Non aderisco alla protesta, comunque se si arriva a questo punto purtroppo un problema c’è». Anche lo chef stellato Giancarlo Perbellini interviene sulla protesta di domani. «Purtroppo – spiega – non c’è chiarezza, non c’è una decisione finale, ma restiamo sempre in attesa fino all’ultimo giorno di cosa fare. Aprire e chiudere così a spot è deleterio e sicuramente esaspera gli animi. Poi credo che andare contro la legge non vada mai bene».

Dello stesso parere anche Ivan Montagnoli del ristorante Pergola di Legnago da poco premiato dalla guida Michelin con la doppia forchetta: «Siamo solidali con i nostri colleghi e comprendiamo la loro protesta. Abbiamo fatto tanto per rendere i nostri locali sicuri nel rispetto delle regole anti Covid e non sono certo i ristoratori gli untori della pandemia. Non aderiremo alla protesta perché crediamo non sia il giusto modo andando contro la legge, per risolvere i problemi della categoria, anzi rischieremo di esporci a ulteriori giudizi penali ed aggravare la situazione».

Foto: a sinistra, domani a Verona i locali rimangono chiusi; a destra in alto da sinistra, Ivan Montagnoli e Giancarlo Perbellini; in basso da sinistra, Paolo Artelio e Paolo Bissoli.