I giudici del tribunale del Riesame di Verona, presieduto da Pier Paolo Lanni con le colleghe Alessia Silvi e Sabrina Miceli, ha disposto la cancellazione del sequestro cautelativo di due milioni e mezzo di euro, operato dalla Guardia di finanza il 6 ottobre scorso sui beni tra San Giovanni Lupatoto e Legnago a carico di alcune proprietà della famiglia di Giuliano Antoniazzi.

Un maxi sequestro preventivo da 2,5 milioni di euro di beni immobili che è stato annullato ieri, in tempi record, dal Tribunale del Riesame di Verona. Le motivazioni del provvedimento si conosceranno entro 30 giorni, quel che è certo è che i giudici hanno accolto in toto i ricorsi e le richieste del pool difensivo, gli avvocati della famiglia Antoniazzi, Stefano Gomiero, Giovanni Maccagnani e Stefano Zanini che hanno obbiettato, tra l’altro, presunte “motivazioni assenti e/o carenti” nonché presunta “insussistenza del periculum in mora”, alla base dell’ordinanza di sequestro preventivo che aveva messo i sigilli ad una villa a San Giovanni Lupatoto di mille metri quadrati intestata ad una srl. del valore di oltre un milione di euro, oltre ad un’azienda agricola con 38 terreni per 34mila metri quadri a Legnago e il ristorante galleggiante “Al 410” di 500 metri quadri nell’area demaniale dell’Adige a due passi dal centro storico della capitale del Basso Veronese, oltre ad un fabbricato rurale, intestato sempre alla stessa società, composto da quattro terreni e un capannone,

Eppure le accuse formulate dalla procura non sono di poco conto: si parla di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, frode fiscale oltre che auto riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.
Con questa accusa, insieme agli Antoniazzi sono indagate un’altra ventina di persone. Altri quarantasei, invece, devono rispondere di concorso esterno per aver agevolato l’attività illecita dell’organizzazione. Altre cinque persone sono accusate di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento del denaro di provenienza illecita. In tutto gli indagati sono 71.

Arrabbiatissimo l’avvocato Stefano Gomiero per la spettacolarizzazione con in cui la notizia dell’”Operazione Dedalo” è stata comunicata ai media e testate giornalistiche: «con tanto di immagini video, in violazione del decreto legge Cartabia che ha recepito la presunzione di innocenza fino a che non intervenga sentenza irrevocabile di condanna. Ma tant’è ognuno si prenderà le proprie responsabilità».

«Non so ancora quale sarà la motivazione di diritto o di fatto, – conclude Gomiero – devo aspettare che il giudice la depositi nei 30 giorni, di certo nel dispositivo c’è scritto: “Il giudice accogliendo il riesame proposto dalle difese, dispone là restituzione di tutti i beni sottoposti al sequestro degli aventi diritto”.

Tutto è stato dissequestrato dopo neppure un mese, mentre l’inchiesta continua.

Foto: a sinistra, il ristorante galleggiante “Al 410” nell’area demaniale dell’Adige; a destra in alto, il giudice del tribunale del Riesame di Verona che ha ordinato il dissequestro Pier Paolo Lanni; in basso, l’avvocato Stefano Gomiero.