Lavori mai fatti, fatture false e crediti d’imposta inesistenti: così due imprenditori edili hanno ingannato lo Stato
Un giro milionario di crediti d’imposta fittizi da oltre 4,6 milioni di euro, fondato su lavori mai eseguiti e fatture per operazioni inesistenti. È questa la truffa scoperta dalla Guardia di Finanza di Vicenza che ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di 4.659.000 euro nei confronti di due imprenditori edili operanti nella Bassa Veronese, tra Legnago e dintorni.

I protagonisti della vicenda sono I.D., 52 anni, originario dell’Albania, e L.T., 45 anni. Dal luglio 2021 all’ottobre 2023, secondo le indagini, avrebbero costruito un sistema fraudolento legato al bonus facciate: nelle pratiche presentate risultavano ristrutturazioni mai avvenute, con tanto di beneficiari ignari. Molti dei privati indicati nei documenti, infatti, hanno dichiarato di non aver mai commissionato alcun lavoro né di conoscere personalmente gli imprenditori, salvo per aver richiesto semplici preventivi. Alcuni hanno raccontato di non aver mai visto un’impalcatura davanti alle loro case.

L’indagine è partita nell’aprile del 2023, quando due cittadini si sono rivolti alla Guardia di Finanza dopo aver scoperto, nei loro cassetti fiscali, crediti d’imposta ceduti per 370.260 e 423.720 euro senza aver mai autorizzato alcun intervento edilizio. Da lì, i controlli si sono allargati, portando a scoprire ben 26 privati coinvolti tra San Giovanni Lupatoto, il Basso Veronese, Vicenza e Padova: nessuno di loro aveva mai richiesto ristrutturazioni, né versato anticipi alle imprese dei due indagati.

Le accuse, a vario titolo, parlano di indebita percezione di erogazioni pubbliche, truffa ai danni dello Stato e autoriciclaggio: parte dei proventi illeciti — circa mezzo milione di euro — venivano utilizzati per saldare fatture aziendali e pagare stipendi. Per il 52enne I.D. si aggiunge anche l’accusa di tentata truffa: avrebbe cercato di ottenere 1.150.000 euro da Poste Italiane simulando l’esistenza di crediti fiscali.

Il gip Livia Magri ha disposto il sequestro preventivo richiesto dal pm Eugenia Bertini per impedire ulteriori distrazioni di fondi e garantire il recupero del maltolto. Un’operazione scattata per bloccare sul nascere qualsiasi tentativo di trasformare il denaro ottenuto illegalmente in vantaggi per le loro aziende.

L’indagine continua, mentre le Fiamme Gialle proseguono gli accertamenti per ricostruire l’intero giro di crediti falsi e verificare se ci siano altri complici.

 

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