Matteo Gasparato, presidente del Consorzio Zai e dell’Unione degli Interporti Uniti, dopo anni di gogna mediatica, è stato assolto dall’imputazione di aver usato la carta di credito del Consorzio Zai, per pranzi e cene a scopi personali.

E’ stato assolto perché il fatto non sussiste. Gasparato non è riuscito a trattenere la commozione dopo che il presidente del collegio Silvia Isidori ha letto il dispositivo che lo sollevava dall’accusa di peculato e respingeva la tesi dell’accusa, il Pm per lui aveva chiesto una condanna a cinque anni di reclusione.
Termina così la vicenda che aveva coinvolto il presidente del Consorzio Zai accusato di aver utilizzato la carta di credito aziendale per uso personale. Ovvero per saldare il conto in ristoranti nei quali si era recato ma, stando all’ipotesi accusatoria, non per scopi istituzionali.

All’inizio le cene sotto accusa erano 31 poi sono diventate 26, poi 5 e infine restava un episodio del 28 giugno. Quel giorno era fuori con quattro persone, la sua carta privata non funzionava e pagò con l’altra salvo poi segnalarlo e l’importo gli venne detratto dal compenso.

Ora Matteo Gasparato ha avuto giustizia. Tutto si è svolto nel rispetto della legge come argomentato dettagliatamente dagli avvocati Vittorio d’Acquarone e Filippo Vicentini e dagli sventurati invitati, diventati testimoni e sentiti in aula dai magistrati.
Il presidente del Consorzio Zai ha spiegato ai magistrati che quegli importi erano stati preventivamente autorizzati dal Consorzio con ampia facoltà di prova. Tutte documentate.

«E’ la fine di un incubo» le sue parole. Sono stati sei anni lunghissimi, ma finalmente adesso è stata stabilita la verità. Io ci ho sempre creduto, anche se questa vicenda mi è costata comunque molto a livello personale. Per fortuna, ho avuto vicino la famiglia, gli amici, gli amministratori, le persone che non hanno mai dubitato. Avevamo ragione a crederci, adesso è finita».