«Sono trent’anni che la destra usa l’immigrazione come argomento in campagna elettorale e ricatto durante i periodi di opposizione. – afferma Michele Masin (nella foto) consigliere comunale di Legnago Futura che a luglio ha aderito a Italia Viva il partito di Matteo Renzi e che ha nell’ex sindaco di Legnago Clara Scapin il referente locale – Trent’anni in cui l’Italia è stata costretta a vivere un’emergenza cronica, sia sulle frontiere che nel dibattito pubblico».

«Il tutto per nulla. – continua il renziano – Le cose che si scrivono oggi sono le stesse di una generazione fa. Solo che ora il Paese è esausto stanco e sfiduciato dal constatare, senza piacere alcuno da parte nostra, che la ricetta per l’immigrazione di questa destra semplicemente non funziona. Ricordo che oggi la filiera che parte dal Nostro territorio, passa dalla Provincia, alla Regione, per arrivare all’apice del Governo è tutta unita sotto l’egemonia di FdI e Lega».

«Questa stanchezza è, però, l’occasione di superare una palude di retorica tossica e inutile e ripensare, senza emozioni e partigianeria, l’intero approccio all’immigrazione in Italia. Partiamo dai fatti, che sono le verità inconfutabili sulle quale basare i nostri giudizi».

I NUMERI
«L’emergenza è dovuta alla mala-gestione. L’invasione è una menzogna. Gli immigrati sono stati 132mila quest’anno. Le richieste di asilo 86 mila, 30mila in meno dell’Austria, centinaia di migliaia in meno di Francia e Germania. Sono numeri perfettamente gestibili per il nostro Paese. Una parte davvero considerevole dei migranti (circa il 70 per cento) non si ferma neppure qui, ma cerca di raggiungere i Paesi del Nord Europa e noi li lasciamo passare (cosa che fa irritare non poco i nostri partner europei).

LA SICUREZZA
«L’incontro con culture diverse, spesso meno tolleranti e civili della nostra, soprattutto quando si tratta di giovani uomini soli, può essere pericoloso; quasi sempre difficile.
Va ricordato, però, che molti migranti sono donne e bambini e che non esiste, per queste persone povere, la possibilità di un ingresso legale o di fare domanda da fuori.
Sono obbligate a prendere i barconi o nascondersi nei doppi fondi dei camion (e per questo molte migliaia muoiono).
Più gli immigrati vengono trattati, a prescindere, come fuorilegge, più saranno preda di schiavismo e organizzazioni criminali, delinquendo a loro volta».

IL LAVORO
«L’Italia sta morendo. Letteralmente. Il tasso di natalità è di 1,24. Il che vuol dire che per due persone vecchie c’è un solo bambino. Questa destra razzista delira di “sostituzione etnica”, ma il problema fatale dell’Italia è che questa sostituzione non c’è.
Abbiamo bisogno di 30mila poliziotti. 70mila professionisti della sanità. Già ora. E non abbiamo 25 anni di tempo per i nuovi nati – chissà quali poi – per arrivare a tenere il Paese in piedi. Le politiche demografiche non funzionano neppure in Svezia o in Francia (tasso 1,88) dove le hanno messe in campo per 30 anni e seriamente.
In Italia mancano i corpi: negli ospedali, nelle pattuglie sulle strade, nella farmacia, nei campi, nelle fabbriche. Quanto può durare prima che il crimine si riappropri delle strade e le persone muoiano negli ospedali per cure e visite in ritardo? Forse sta già succedendo».

CONCLUSIONE
«Quindi – riprende Michele Masin – chi si è pasciuto per 30 anni di “lotta all’immigrazione” ha danneggiato l’interesse nazionale, perché ha ritardato una soluzione che era ed è necessaria non solo per risolvere un problema, ma per dare all’Italia un futuro diverso dall’impoverimento.
Non pretendiamo che ne esista una sola, di soluzione. Gli esempi polacco e australiano, però, non ci convincono; primo perché, come si è visto, non funzionano in Italia (il Mediterraneo non è l’Oceano Pacifico); secondo, perché pensiamo che l’Italia possa diventare più ricca economicamente e più felice come Paese gestendo l’immigrazione bene piuttosto che rifiutando di gestirla come fatto finora».

LA PROPOSTA
«La pars costruens, quella che propone, è sempre più difficile della pars destruens, quella che critica, ma noi ci sentiamo di avanzare delle proposte concrete e circorscritte.
La prima è fare Centri per il Lavoro che iniziano a dare lavoro a insegnanti, formatori e mediatori culturali italiani, invece che Centri di Permanenza.
Suggeriamo di dividere i migranti in gruppi omogenei, quelli che possono lavorare subito, quelli che hanno bisogno di corsi di formazione, i minori che hanno necessità di un percorso ad hoc, le mamme con figli piccoli che hanno altri tipi di necessità. Questo, pensiamo, sia l’unico modo di dividere le persone che meritano aiuto e compassione (e che poi ricambieranno lavorando e diventando buoni italiani) dai criminali.
Solo chi commette crimini va trattato come delinquente e incarcerato. I costi di questo tipo di approccio sarebbero probabilmente molto minori che non la gestione di CPR dove c’è solo confinamento nella speranza aleatoria – come ampiamente dimostrato dall’esperienza – che qualcuno dei Paesi di provenienza se li riprenda».

«Gli immigrati che arrivano qui, in molti casi, sono come i nostri nonni e bisnonni che immigravano nelle grandi città del Nord o in Francia e Svizzera. Per preparare un loro inserimento lavorativo, in Italia ci sono tanti lavori che sono scoperti, perché nessuno più li vuole fare e le nostre aziende , famiglie, compreso strutture sanitarie, sono alla continua ricerca di personale , disponibili anche alla formazione. Con il coinvolgimento, poi, del ricco tessuto del volontariato si deve prevedere inoltre un inserimento sociale e culturale, in modo che conoscano le nostre leggi, abitudini, cultura, e pretendere che siano rispettate.
Lavoro, legalità, legge, ordine, rispetto, queste devono essere le parole chiave per la convivenza in sicurezza e per la crescita economica e sociale del Paese. Io sono sicuro – conclude Michele Masin – che questi migranti possono divenire, se li trattiamo in maniera sia compassionevole che intelligente, buoni, leali, riconoscenti italiani. Nuovi Italiani di cui abbiamo bisogno come il pane».

 

 

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