«Cercare di far credere che i flussi migratori si possano arginare con i rimpatri forzati è la mossa della disperazione da parte di una forza politica come Fratelli d’Italia di Legnago che in quattro anni di amministrazione locale non ha costruito niente e ora cerca scorciatoie per coprire il vuoto che lascia sul territorio». – Così commentano il segretario provinciale del Partito Democratico Franco Bonfante e la segretaria del Circolo di Legnago Luigina Zappon, la proposta degli esponenti del partito di Giorgia Meloni, Paolo Longhi, Gianluca Cavedo, Mattia Lorenzetti e Lorenzo Salaorni di istituire un CPR (Centro di Permanenza per i Rimpatri) nella capitale della Pianura veronese. – «Non a caso hanno trovato il gelo non solo da parte del loro Sindaco Lorenzetti ma anche dal coordinatore provinciale del loro partito, Maschio». – puntualizzano.

Un CPR Centro di Permanenza per i Rimpatri

«I CPR portano degrado e insicurezza per le comunità che li ospitano, – spiegano i due esponenti del PD – perché sono stati trasformati in centri di detenzione, popolati da immigrati irregolari che talvolta si sono macchiati di reati, la cui permanenza si protrae a tempo indefinito a causa dell’assenza di accordi internazionali con i Paesi di origine che ne favoriscano il rimpatrio».

«Dal lato numerico, poi, le proporzioni sono schiaccianti: a fronte dei 116.028 sbarchi certificati dal Ministero dell’Interno all’11 settembre 2023, in Italia esistono una decina di CPR con un migliaio di posti disponibili. La proposta di incarcerare l’immigrazione è fuori da ogni logica praticabile: all’inizio saranno centinaia e poi arriveranno a migliaia. Un nuovo guizzo di propaganda di questa forza politica che aveva spergiurato di essere in grado di arginare il fenomeno epocale dell’immigrazione ma ne è rimasta travolta».

«Di questa incapacità – concludono Bonfante e Zappon – fanno le spese i cittadini veronesi e veneti, in termini di degrado e insicurezza: sempre secondo i dati del Viminale, aggiornati al 31 agosto 2023, su 8.457 immigrati in accoglienza sul territorio Veneto, meno del 10% (solo 750 persone), a fronte della media nazionale del 25%, sono presenti nei centri SAI (Sistema Accoglienza Integrazione), mentre la stragrande maggioranza è ancora parcheggiata nei centri di accoglienza. L’accoglienza diffusa (poche persone in ogni comune in proporzione al numero di abitanti) è l’unica via per gestire secondo criteri di umanità e sicurezza un fenomeno epocale che la propaganda delle destre non è riuscita nemmeno a scalfire, né in Italia né altrove.
Vanno piuttosto cambiate le norme che impediscono di trovare lavoro così da favorire l’integrazione e prevenire l’emarginazione che a volte porta anche alla criminalità».

Foto: a sinistra, Franco Bonfante; al centro, il Comune di Legnago; a destra, Paolo Longhi.