L’imprenditrice di San Vito di Legnago, alla guida di Geofur e del Consorzio Radicchio di Verona IGP, racconta la storia e il futuro di un’eccellenza agricola veronese.

Nel cuore della Pianura Veronese, tra i campi che in autunno si tingono di rosso, il radicchio è molto più di un ortaggio: è identità, cultura, innovazione. A raccontarlo è Cristiana Furiani, amministratrice delegata di Geofur e presidente del Consorzio Radicchio di Verona IGP, protagonista del quinto appuntamento della Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, il format di Verona Economia dedicato al mondo agroalimentare.

Dalle origini familiari a un modello di filiera moderna

L’avventura di Geofur comincia negli anni Settanta, quando il padre di Cristiana inizia a coltivare radicchio nei terreni di San Vito di Legnago. Da quella piccola impresa agricola nasce una realtà oggi tra le più strutturate del settore, capace di coniugare tradizione e visione industriale.
«Negli anni ’70 mio padre iniziò come produttore, specializzandosi progressivamente nel radicchio, prodotto simbolo del Veneto – racconta Furiani –. Da una piccola azienda agricola è nata una realtà importante, con rapporti consolidati con la grande distribuzione e un’ampia esportazione verso Stati Uniti ed Europa».

Nel 2007, la collaborazione con altri imprenditori del settore dà vita all’organizzazione di produttori Geofur, oggi punto di riferimento nazionale con cento soci e un fatturato di circa venti milioni di euro. Una rete che permette di offrire radicchio fresco tutto l’anno, grazie alle coltivazioni non solo in Veneto ma anche in Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Sicilia e Marche.

Sostenibilità, innovazione e formazione in campo

Il segreto del successo, spiega Furiani, è l’equilibrio tra tradizione e innovazione. «Coltiviamo a residuo zero, utilizzando tecniche sostenibili e strumenti moderni, ma senza abbandonare metodi manuali come la zappa, fondamentale per mantenere i campi puliti».
L’azienda ha investito fortemente anche nelle energie rinnovabili, con quasi 900 kW di fotovoltaico installato, e nell’utilizzo di mezzi agricoli di ultima generazione in linea con le tecnologie 4.0 e 5.0.

Accanto alla produzione, Geofur promuove anche attività di divulgazione e formazione. «Organizziamo giornate nei campi e momenti di team building per far capire quanto lavoro ci sia dietro ogni cespo di radicchio – spiega Furiani –. È importante che i consumatori conoscano il valore umano e tecnico che c’è dietro questo prodotto».

Il valore culturale del Radicchio di Verona IGP

Nel 2011 nasce il Consorzio Radicchio di Verona IGP, che Furiani oggi presiede. La denominazione d’origine, riconosciuta dall’Unione Europea nel 2009, tutela una varietà coltivata nelle province di Verona, Vicenza e Padova, dove le caratteristiche pedoclimatiche rendono il radicchio unico.
«Il nostro compito è valorizzare e promuovere questa eccellenza – sottolinea –. Partecipiamo a fiere internazionali per far conoscere il radicchio veronese e la sua storia, che affonda le radici nei broli contadini di inizio Novecento».

Un cuore amabile che conquista tutti

Croccante, compatto, di un rosso vivo brillante: il radicchio di Verona IGP è, nelle parole della presidente, «un cuore amabile». Non troppo amaro e molto versatile, trova spazio in mille ricette, dai risotti ai secondi, fino ai dessert più creativi. «Ogni anno organizziamo una gara gastronomica e spesso vince proprio un dolce a base di radicchio e cioccolato», sorride Furiani.

Oltre al gusto, c’è il benessere. «Il radicchio è una vera bomba di salute – spiega –: contiene vitamina C, antiossidanti e tanta acqua, con pochissime calorie. È perfetto per un’alimentazione equilibrata».

Il radicchio in tavola

E a casa Furiani? «Non manca mai. Lo preparo spesso come carpaccio di radicchio di Verona IGP: lo taglio a spicchi, aggiungo grana, noci, olio, sale e pepe. È un piatto semplice, leggero e gustoso, adatto a tutti, anche a chi segue diete vegetariane o vegane».

Tra innovazione, sostenibilità e passione, la storia di Cristiana Furiani e del radicchio veronese è la dimostrazione che la qualità nasce dalla terra, ma si afferma grazie alle persone che la coltivano. Perché, come ama ricordare lei stessa, «gestire la terra significa custodire il futuro».

In collaborazione con Verona Economia
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