Burocrazia, carenze e promesse mancate: la salute dei piccoli comuni continua a essere dimenticata.

Bevilacqua, 6 ottobre 2025 – Dal 1° novembre Bevilacqua e la frazione di Marega rischiano di restare nuovamente senza medico di base. La dottoressa Anna Russo, che fino ad oggi ha garantito il servizio sanitario di riferimento per la comunità, lascerà la condotta a fine mese e, salvo nuove assegnazioni, i cittadini si troveranno ancora una volta privi di un presidio sanitario essenziale.

Per il paese –  di milleottocento abitanti ma con una popolazione in larga parte anziana, oltre mille quelli che rimarranno senza medico – si tratterebbe di un ritorno a una condizione di forte disagio già vissuta in passato. Le alternative, spiega il sindaco Marco Grazia, sono limitate: «In assenza di una nuova disponibilità, i cittadini dovranno rivolgersi ai medici dei comuni vicini o al servizio di medicina di comunità a Minerbe. Ma i medici dell’area sono già al limite della capienza e per molti anziani gli spostamenti risultano difficili, se non impossibili».

Un problema strutturale ignorato

Il caso di Bevilacqua non è isolato. La carenza di medici di medicina generale è diventata ormai un fenomeno strutturale in tutto il Veneto e nel Paese, acuito da pensionamenti, scarsa attrattività del ruolo e ostacoli burocratici che rallentano l’ingresso di nuovi professionisti.
La Regione Veneto, a fine luglio, aveva annunciato l’apertura ai medici stranieri in attesa di equiparazione della laurea, ma – denuncia il sindaco – «le buone intenzioni si sono arenate nella sabbia della burocrazia».
«Avevo raccolto la disponibilità di una dottoressa in possesso di abilitazione temporanea in Lombardia, ma mille cavilli amministrativi hanno reso impossibile la sua assunzione qui», spiega Grazia con amarezza.

Una sanità di prossimità che scompare

Il rischio è che intere comunità rurali vengano progressivamente escluse dall’assistenza primaria. Senza medico di base, aumentano le difficoltà di accesso alle cure, si allungano le liste d’attesa, e gli ospedali – già sotto pressione – diventano l’unico punto di riferimento anche per patologie minori.
Un paradosso inaccettabile in un sistema sanitario che continua a dichiarare di voler “potenziare la medicina territoriale”, ma che nei fatti la sta lasciando morire nei piccoli centri.

L’appello del sindaco

«Questo è un momento critico per la nostra comunità – ribadisce il sindaco Grazia –. Non si tratta solo di un servizio di prossimità, ma di una funzione sanitaria essenziale che incide sulla qualità della vita e sulla tutela della salute di anziani e famiglie. L’amministrazione è pronta a collaborare, ma servono risposte concrete da Ulss e Regione».

Il Comune non ha competenza diretta in materia, ma lancia un appello «affinché le autorità sanitarie e la comunità medica collaborino per garantire la continuità dell’assistenza primaria, evitando un ulteriore disagio alle famiglie».

Un’emergenza annunciata

La vicenda di Bevilacqua è l’ennesimo segnale di un sistema che sta cedendo nei suoi anelli più deboli. I sindaci dei piccoli comuni si trovano soli a gestire emergenze sanitarie che dovrebbero essere di competenza regionale e nazionale. Nel frattempo, la popolazione perde fiducia e la sanità pubblica arretra, lasciando spazio a una sanità “a chilometri di distanza”.

La salute non può attendere, conclude il sindaco. Ma la sensazione, ancora una volta, è che a dover aspettare siano proprio i cittadini dei paesi più piccoli.

 

Foto: a destra, il Direttore Generale dell’Azienda ULSS 9 Scaligera, Patrizia Benini; il sindaco di Bevilacqua, Marco Grazia.

Copyright © 2025 | Il Nuovo Giornale | Tutti i diritti Riservati.