Cominciano a mobilitarsi i Comuni e le associazioni contrari al nuovo impianto di essiccamento e smaltimento dei fanghi di depurazione che Agsm-Aim intende attivare a Ca’ del Bue. Mentre l’azienda punta addirittura ad ingrandirlo, i Comuni vicini coordinano le loro iniziative per bloccarlo.

Lunedì prossimo, 19 febbraio, Agsm-Aim comincerà una serie di presentazioni pubbliche del nuovo progetto in cantiere a Ca’ del Bue. Dopo aver messo in funzione un biodigestore, l’azienda vuole sfruttare la struttura presente nel quartiere di San Michele per avviare anche un impianto che possa essiccare e smaltire fanghi organici.
Per questo, Agsm-Aim ha chiesto l’autorizzazione alla Regione Veneto, aggiungendo però recentemente una variante al progetto iniziale. La multiutility controllata dai Comuni di Verona e Vicenza ha voluto aumentare la capacità dell’impianto, portando i volumi da 100mila a 110mila tonnellate di fanghi all’anno. Un dettaglio che insieme agli altri sarà mostrato ai cittadini durante il primo degli incontri pubblici organizzati da Agsm-Aim, lunedì 19 febbraio alle 18.30 nell’Auditorium Verdi di Veronafiere.

E se già prima era forte il sentimento contrario al nuovo impianto, con l’ipotizzato ampliamento lo sarà ancora di più.
In particolare, il Comune di San Giovanni Lupatoto è alla ricerca di un tecnico che possa valutare nel dettaglio il progetto dell’azienda e produrre una perizia da presentare alla Regione, sperando in questo modo di convincerla a negare l’autorizzazione al nuovo impianto.
All’iniziativa di San Giovanni Lupatoto si sono accodate anche le amministrazioni di San Martino Buon Albergo e di Zevio, che probabilmente chiederanno allo stesso tecnico di eseguire delle perizie anche per i loro territori.
Il sindaco Attilio Gastaldello ha ribadito ancora una volta che «l’inceneritore di Ca’ del Bue è una nuova fonte di inquinamento dell’aria. Invece di porre in essere azioni per ridurre l’inquinamento atmosferico, adeguandosi alle continue raccomandazioni europee, lo si vuole aumentare. È una scelta incomprensibile». Dello stesso avviso il comitato civico lupatotino No all’Inceneritore.
Anche Sinistra Italiana Verona, che sostiene il sindaco Tommasi, ha preso una posizione di netta contrarietà al nuovo progetto di Agsm-Aim. Perplessità ha espresso pure il PD veronese che con un comunicato a firma del segretario Provinciale Franco Bonfante, ha chiesto che prima di ogni decisione venga valutato attentamente l’impatto sull’ambiente.

Intanto in attesa dell’incontro pubblico di lunedì 19 febbraio alle 18.30 nell’Auditorium Verdi di Veronafiere, il presidente di Agsm-Aim Federico Testa sul progetto di essicazione dei fanghi presentato in Regione fa sapere di «affidare un incarico a un ente di ricerca che possa dare tutte le garanzie, sull’impatto ambientale del nuovo progetto».

l’Auditorium Verdi di Veronafiere

Una storia lunga 40 anni
In origine a Ca’ del Bue sorse un termovalorizzatore di rifiuti soli urbani, in pratica un inceneritore per ricavare energia. In realtà per questioni legate al funzionamento dei forni, poi modificati, è funzionato soltanto per un breve periodo. Di certo Ca’ del Bue, di proprietà di Agsm, ha scatenato negli anni attacchi da comitati ma anche da Comuni confinanti come San Martino Buon Albergo, San Giovanni Lupatoto e Zevio, per il timore di un impatto ambientale dei fumi negativo sull’atmosfera.

Il progetto nel cassetto
Ora, dopo varie idee alternative, modifiche, c’è un altro progetto, che Agsm Aim ha sul tavolo da qualche anno, che sta creando apprensione in città e nei paesi limitrofi. – come racconta Enrico Giardini sul quotidiano l’Arena – È il progetto, presentato in Regione, di un nuovo impianto di essiccamento e smaltimento di fanghi da depurazione, con produzione energetica per autoconsumo, con una potenzialità di trattamento da circa centomila tonnellate l’anno. Se ne sta occupando Agsm-Aim Ambiente.

L’impianto di biometano
Il progetto che Federico Testa, presidente del Gruppo Agsm-Aim da poco più di un anno, si è trovato sul tavolo è di un possibile nuovo impianto. E, con il Consiglio di amministrazione dell’azienda e con Agsm-Aim Ambiente lo sta valutando e facendo valutare: l’impianto già in fase di collaudo per la produzione di biometano.
«A Ca’ del Bue – spiega il presidente nell’intervista a Enrico Giardini – c’è già un impianto per la produzione di biometano, ricavato dalla lavorazione del Forsu, cioè la frazione organica del rifiuto solido urbano, senza però bruciare nulla. Di questo impianto si sta terminando il collaudo e poi entrerà in esercizio. Avrà una linea di produzione e la prospettiva è di raddoppiarla. Il biometano servirà per far viaggiare gli autobus dell’Atv, in provincia, e quelli dell’Amia che si muovono in città».

I fanghi da depurazione
Da questa lavorazione resta anche il cosiddetto digestato, una parte residuale, il cui uso è legato al futuro nuovo impianto sul quale si sta concentrando l’azienda. Qui entrano in gioco i fanghi da depurazione, che avanzano appunto da numerosi depuratori sparsi per la città e la provincia. Questi fanghi, illustra Testa, «sono per il 75 per cento umidi, e contenendo molta acqua sono pesantissimi. Per questo sempre di meno vengono utilizzati in agricoltura, non oltre il venti per cento, per evitare che dal terreno i materiali vadano nella falde acquifere. Ebbene, questi fanghi da depurazione insieme al digestato, verrebbero mineralizzati, bruciandoli, nel nuovo impianto che verrebbe costruito ex novo, abbattendo altri impianti ora a Ca’ del Bue».

Obiettivi della nuova struttura e l’impegno del Cda
«Non portare fanghi e digestato in campagna, non in discarica, e risparmiare quattro milioni di metri cubi di metano che dovrebbero essere usati per seccare il digestato», fa notare Testa.
E sull’iter ora da seguire e sul fatto che, però, ci sono tante perplessità ma anche proteste e prese di posizioni diverse, in città e provincia, Testa pone pure paletti precisi. «L’impegno assunto da me e dal Consiglio di amministrazione è fare in modo che con questo impianto dovrà far diminuire l’impatto sul territorio dei Comuni circostanti e noi abbiamo tutto l’interesse a dimostrare a che succederà. Se non sarà così io personalmente mi assumo la responsabilità di dire che non porterà avanti questo progetto».

Garanzie: incarico a un ente di ricerca
«Ho già dichiarato di voler proporre di affidare un incarico a un ente di ricerca che possa darci tutte le garanzie, sull’impatto» – aggiunge Testa. «Essendo io stato presidente dell’Enea ed essendo nel cda dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Quindi ci rivolgiamo a un ente terzo, diverso, e abbiamo scelto l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che ha una sezione ambientale. E vorrei fare questi approfondimenti insieme ai Comuni interessati, perché credo che un’azienda pubblica come Agsm Aim debba agire insieme a Comuni, perché questo progetto non deve essere una minaccia, ma un contributo ai territori. Il nostro obiettivo», dice Testa, «è trasformare i rifiuti in ricchezza per la collettività».

L’incontro pubblico
Testa e Agsm-Aim illustreranno il progetto lunedì 19 febbraio, alle 18.30, all’auditorium Verdi di Veronafiere, in un incontro pubblico. «Poi – conclude – nei Consigli comunali dei Paesi vicini».

Foto di copertina, a sinistra l’impianto di Ca’ del Bue; a destra dall’alto, il presidente di Agsm-Aim Federico Testa e il sindaco di San Giovanni Lupatoto Attilio Gastaldello.

 

 

 

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