La saggina e le “strope”, i ramoscelli di salice. E le scope fabbricate a mano, con i materiali marginali recuperati dai campi e dagli alberi lungo i fossati della pianura, perché un tempo la virtù riguardava oggi cosa, tutto aveva un valore. – racconta Stefano Cantiero in questa sua nuova storia di “Ti porto io” -.

Giulio Lonardi, 94 anni, lo ha vissuto in prima persona e i suoi amici della Confraternita Dei Nostalgici Del Tabar Di San Antonio Abate di Concamarise mi hanno invitato a una lezione molto speciale, tenuta da lui sul campo, sia sull’aia della casa di campagna.

Ho ascoltato la sua voce e ammirato i suoi gesti, perché veder nascere dalle sue mani una di quelle scope che un tempo si usavano in casa e sul “selese”(l’aia, per l’appunto), è una di quelle cose che non si vedono quasi più.

E poi la grande festa: la lezione coincideva con il suo compleanno.

[Stefano Cantiero]

Foto: a sinistra, Giulio Lonardi, sul “seleze” di casa durante la lezione di “spazzaore”; a destra dall’alto, Giulio Lonardi, 94 anni; Fabrizio Lonardi presidente della Confraternita Dei Nostalgici Del Tabar Di San Antonio Abate di Concamarise; Stefano Cantiero, giornalista e ideatore dell’App “Ti porto io”.