Dopo la maxi rissa con lancio di sassi nella centrale via Madonna, monta la protesta: «Avevamo avvertito tutti cinque mesi fa, ma siamo stati ignorati»

BOVOLONE – Una notte di violenza, un video virale, undici giovani denunciati e un paese che non ne può più. La maxi rissa con sassaiola scoppiata in via Madonna nella notte tra sabato e domenica ha riacceso con forza il tema della sicurezza a Bovolone, dove da mesi residenti e commercianti denunciano una situazione ormai fuori controllo.

Nel filmato, girato da un automobilista di passaggio, si vedono ragazzi e ragazze – italiani e stranieri – rincorrersi, urlare, spintonarsi e lanciare sassi tra le auto in transito, costringendo i conducenti a fermarsi in mezzo alla strada. Una scena da guerriglia urbana che ha sconvolto la comunità.

I carabinieri della locale stazione sono riusciti in poche ore a identificare gli undici giovani coinvolti, di età compresa tra i 16 e i 18 anni, alcuni dei quali già noti per episodi di vandalismo e risse avvenuti nelle settimane precedenti, spesso nei pressi delle fermate degli autobus.
Nonostante la gravità dei fatti, la denuncia formale non è ancora scattata ma il fascicolo è stato trasmesso alla Procura della Repubblica; per i minorenni se ne occuperà la Procura dei Minori.

Il sindaco Pozzani: «Situazione degenerata, chiesto incontro al questore Rosaria Amato»

Il sindaco Orfeo Pozzani ha espresso tutta la sua indignazione per l’episodio: «È ora di finirla – ha dichiarato –. Non basta condividere video sui social: i fatti vanno denunciati alle forze dell’ordine. Negli ultimi giorni siamo stati in contatto con il comandante della Polizia locale e con i carabinieri, che hanno risalito ai protagonisti della sassaiola. Ora ci sono le condizioni per prendere provvedimenti. Avevo chiesto un incontro urgente al questore Amato per discutere di misure concrete».

Proprio quell’incontro si è già tenuto, come conferma il comandante della Polizia locale Marco Cacciolari:
«L’incontro con la Questura è avvenuto immediatamente – spiega – e dal punto di vista operativo si sta lavorando per garantire un maggiore controllo del territorio, con una presenza più costante e coordinata delle forze dell’ordine della questura».

Nei prossimi giorni sarà emanata una nuova ordinanza “Daspo urbano”, che vieta l’accesso a locali e aree pubbliche in alcune zone della città e introduce limitazioni alla vendita e all’asporto di bevande alcoliche, che potranno essere consumate solo all’interno dei locali autorizzati.
Un provvedimento volto a prevenire episodi di violenza e assembramenti pericolosi nelle aree sensibili del centro.

La reazione dei commercianti: «Avevamo lanciato l’allarme, siamo stati derisi»

Ma se da Palazzo comunale arrivano parole di fermezza, dai commercianti monta la rabbia. L’associazione “I Negozi di Bovolone”, che rappresenta circa 140 attività, ricorda come già nel maggio scorso fosse stata protocollata in Comune una lettera collettiva per segnalare l’allarme sicurezza.
Una lettera, spiegano, scritta con senso civico e spirito di collaborazione, ma accolta con fastidio dal primo cittadino.

«Avevamo scelto di non rivolgerci alla Prefettura per evitare allarmismi e proteggere l’immagine del paese – scrive l’associazione –. Ci aspettavamo ascolto e dialogo, invece il sindaco ci ha accusati di “dipingere male” Bovolone. Quella lettera, firmata da 140 esercenti, non era un attacco politico ma un grido d’allarme. Oggi i fatti ci danno ragione».

La presa di posizione dei negozianti è durissima: «Non servivano i sassi per capire che la situazione stava degenerando. Abbiamo segnalato più volte gli stessi gruppi di giovani, ma siamo stati ignorati. Ora che il problema esplode, si corre ai ripari con Prefettura e Questura. Meglio tardi che mai, ma troppo tardi per parlare di prevenzione».

Un paese esasperato: «Vogliamo lavorare in un ambiente sicuro»

L’associazione ribadisce che la sicurezza non è solo un problema di ordine pubblico, ma una questione vitale per il tessuto economico e sociale del paese:
«Ogni mattina alziamo le serrande, accendiamo le luci del centro, diamo lavoro e paghiamo le tasse. Chiediamo solo di poterlo fare in un contesto sicuro, sereno e rispettoso. Non vogliamo proclami o scaricabarile: vogliamo soluzioni concrete, controlli costanti e un’amministrazione che difenda chi tiene viva Bovolone ogni giorno».

Dopo mesi di segnalazioni, raccolte firme e appelli inascoltati, l’episodio di via Madonna è diventato il simbolo di un disagio profondo: un paese che si sente abbandonato e una comunità che chiede protezione.

Ora la palla passa alle istituzioni, chiamate a rispondere con fatti e non più con promesse.

 

Copyright © 2025 | Il Nuovo Giornale | Tutti i diritti Riservati