Altro che attesa per il referendum: nei partiti veronesi è già scattato il gioco delle poltrone per le regionali d’autunno. Si corrono i cento metri per entrare in lista. Con sgambetti, ritorni clamorosi, guerre interne e alleanze ballerine. Perché chi resta fuori, stavolta, rischia di restare fuori a lungo.

FDI: TROPPI UOMINI, POCHI POSTI

Fratelli d’Italia è la prima forza nei sondaggi, ma anche la più ingolfata. I posti in lista sono nove, quattro devono andare a donne. Restano cinque spazi per gli uomini. E lì si scatena il duello.

Due nomi sono già blindati: David Di Michele, pupillo di Ciro Maschio, e Diego Ruzza, sostenuto da Daniele Polato. Gli uscenti Stefano Casali e Marco Andreoli (ex Lega) completano il quartetto. E poi, riecco lui: Massimo Giorgetti, il veterano della politica veronese con quattro mandati alle spalle. Il ritorno? Più di un’ipotesi. Ma il problema è: dove lo mettono?

Fuori, intanto, resta Verona Domani, il gruppo di Matteo Gasparato. Casali è teoricamente dei suoi, ma i rapporti si sono raffreddati. Gasparato avrebbe voluto lanciare Massimo Girelli o Paolo Rossi, ma i posti maschili sono esauriti. Soluzione? Spingere Anna Leso, candidata “rosa” che potrebbe accontentare molti. In corsa tra le donne anche la star social Maria Cristina Sandrin (la “Siora Gina”), appoggiata dall’area ex Destra Sociale.

TOSI, IL GRANDE GIOCO

In casa Forza Italia tutto gira attorno a lui: Flavio Tosi. L’idea che circola? Candidarsi in prima persona, magari capolista ovunque, per mostrare a FdI e Lega quanto ancora “valga” il suo nome. Il suo piano? Misurarsi alle Regionali per poi candidarsi a sindaco di Verona nel 2027. Ecco perché non ha ancora sciolto le riserve.

Intanto, FI blinda Alberto Bozza, mentre il sindaco di Grezzana Arturo Alberti potrebbe fare coppia con una candidata forte. Ma finché Tosi non decide, tutto è congelato.

PD: TRE CANDIDATI, UN SOLO POSTO (FORSE)

Nel Partito Democratico è già rissa. In corsa per il posto da capolista tre nomi: Elisa La Paglia (area Schlein), Alessio Albertini (area riformista) e Anna Maria Bigon, uscente sostenuta dagli ex Dc e dall’area Delrio. Un vero “triello”, che potrebbe lasciare il segno anche dopo le urne. Perché qui si gioca non solo il posto, ma anche la futura leadership interna.

BERTUCCO C’È, TRAGUARDI FORSE

Nel campo largo di centrosinistra si muove qualcosa. Traguardi pensa a una candidatura civica, mentre a sinistra Michele Bertucco, assessore e volto storico della sinistra veronese, valuta se scendere in campo con Avs. Se lo fa, e se vince, la giunta Tommasi dovrà sostituire due assessori: Bertucco e La Paglia. Uno scenario tutto da gestire.

LEGA: RIGO IN TESTA, MA DE BERTI GUARDA PIÙ IN ALTO

Nel panorama veronese della Lega, il consigliere uscente Filippo Rigo rimane il favorito per la riconferma, forte del suo radicamento territoriale. Tuttavia, l’attenzione si concentra anche su figure emergenti come il sindaco di Soave Matteo Pressi, sostenuto da numerosi amministratori locali, e su Stefano Valdegamberi, attualmente nel gruppo misto e vicino al generale Vannacci, che potrebbe rientrare nella lista del candidato presidente Alberto Stefani.

La vicepresidente del Veneto Elisa De Berti è tra i nomi più accreditati per la successione a Luca Zaia. La sua lunga esperienza amministrativa e la vicinanza al presidente uscente la rendono una figura centrale nella rosa dei candidati della Lega per la presidenza regionale.

IL POSTO CHE VALE UN FUTURO

La verità è semplice: entrare in lista vale molto. Vincere vale di più. Ma chi resta fuori da questa corsa rischia di non contare più nulla per anni. Per questo a Verona si sta giocando già ora la vera partita del 2027. In Regione, certo. Ma anche a Palazzo Barbieri.

 

 

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