Si apre una crepa nella maggioranza di centrodestra che guida il Comune di Legnago, con una rottura tanto clamorosa quanto, per ora, priva di spiegazioni ufficiali. Protagonista dello strappo è Marco Venturato, giovane vicepresidente del consiglio comunale, vicoordinatore del circolo locale di Fratelli d’Italia e figlio di Massimo, noto commercialista e figura politica della prima ora, già esponente di spicco della destra legnaghese.

Secondo quanto riportato da una testata locale, Venturato avrebbe chiesto – prima in una riunione del direttivo del partito meloniano e poi nel corso di un vertice di maggioranza – una verifica degli equilibri all’interno della coalizione, con particolare attenzione alla distribuzione delle deleghe assessorili e alla trasparenza sull’azione di governo. Una richiesta che, a quanto pare, sarebbe stata condivisa anche da ambienti della Lega.

Ma cosa si cela realmente dietro queste tensioni? Tra le ipotesi più accreditate, emerge il possibile riassetto degli incarichi legati alla prossima scadenza dell’ente partecipato Lese (Legnago Servizi SpA la società per la gestione dei rifiuti urbani e industriali ), da tempo osservato come potenziale terreno di spartizione politica. La partita per la futura presidenza o per altri ruoli apicali sarebbe già iniziata, con movimenti sotterranei e rivendicazioni incrociate. E la richiesta di verifica avanzata da Venturato potrebbe dunque essere letta come l’apertura di una manovra per rivendicare un maggiore peso personale o familiare, nonché politico, per Fratelli d’Italia, oggi partito centrale nello scacchiere nazionale e locale.

A smentire i fatti e il clima incerto è stato lo stesso sindaco Paolo Longhi, che ha rotto il silenzio con una nota dai toni fermi ma diplomatici, confermando anche alla nostra redazione:
«Non c’è alcuna tensione nella nostra maggioranza – ha affermato –. I rapporti tra le forze del centrodestra sono solidi. Quanto a Venturato, ha abbandonato polemicamente di sua iniziativa la seduta del vertice, accusandomi di considerarlo solo per il suo voto. È una scelta di cui prendo atto con rammarico». Longhi ha poi rimarcato: «La politica non è fatta di contrapposizioni o ricerca di poltrone, ma di condivisione e responsabilità».

Il consigliere Venturato, contattato dalla nostra redazione, non ha rilasciato alcuna dichiarazione, alimentando così la ridda di ipotesi che si rincorrono nei corridoi di Palazzo de’ Stefani.

In questo contesto, appare chiaro che, al di là delle rassicurazioni istituzionali, qualcosa si sia rotto nei delicati equilibri della coalizione. E se è vero che, anche dopo l’uscita di scena del consigliere, la maggioranza resta numericamente salda, è altrettanto vero che l’emergere di malumori legati a incarichi e poltrone rischia di offuscare il mandato amministrativo e la fiducia dei cittadini.

Chi governa ha il dovere di rendere conto con chiarezza. Il silenzio di Venturato e le frasi concilianti di Longhi non bastano a dissipare il sospetto che la politica locale stia tornando a vecchie logiche, dove la trasparenza è secondaria e le ambizioni personali prevalgono sulla visione collettiva. Il rischio, a lungo termine, è che a pagarne il prezzo non siano né i partiti né i singoli protagonisti, ma l’efficacia dell’azione amministrativa e la fiducia dei cittadini.

E a Legnago, di tutto c’è bisogno tranne che di giochi di potere mascherati da verifiche politiche.

 

Foto: a sinistra, Il consigliere Marco Venturato; al centro, una seduta del Consiglio; a destra, il sindaco Paolo Longhi.

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