A cento anni dalla nascita si moltiplicano gli omaggi a Mingus, genio “bastardo” che mangiava troppo, faceva sesso come un forsennato e suonava come un dio.

Questa sera, martedì 21 giugno ore 21:30, nel Giardino di Palazzo Fioroni, Valentina Fin (voce), Luca Donini (sax), Mario Marcassa (contrabbasso), Mario Palmieri (voce recitante) renderanno omaggio al genio di uno dei più grandi musicisti e compositori jazz della storia della musica assieme a Louis Armstrong, Duke Ellington, Charlie Parker, Dizzy Gillespie e Herbie Hancock: Charles Mingus.

Aveva le premonizioni, Charles Mingus. Nato il 22-4-22, per esempio. Un numero palindromo sufficiente per farlo sentire un predestinato. Così la morte di Charlie Parker gli fu annunciata da un tuono. E somiglia a un tuono lugubre, lacerante Epitaph, la sinfonia che scrisse sapendo che sarebbe stata eseguita dopo il suo funerale.
Era il 5 gennaio del 1979. L’uomo che suonava il contrabbasso come un lottatore di catch, lo placcava, lo lavorava ai fianchi, era immobile su una sedia a rotelle.
L’uomo che aveva trascorso la vita mordendo l’aria, tempestando di pugni l’infinita schiera di amici-nemici, mangiando troppo, urlando troppo, facendo sesso come un forsennato, suonando e scrivendo musica come un dio, l’uomo al centro di un vulcano in eruzione era fermo, come congelato, paralizzato dal morbo di Lou Gherig.
Era andato a Cuernavaca, in Messico, per tentare l’ultima cura. La guaritrice Pasquina provò con un rito al buio. Non accadde nulla.
Aveva 56 anni Mingus. Il giorno dopo 56 balene, secondo la leggenda, si spiaggiarono nel golfo messicano.
Sue Graham, la quarta moglie, una donna bianca, bionda e bellissima, non ebbe il tempo di vederle.
Partì con le ceneri di quell’omone folle e furibondo, genio della musica contemporanea, e le disperse nelle acque del Gange.

Save the date: Questa sera, ore 21:30 Giardino di Palazzo Fioroni, entrata libera, 70 posti.

[Daniela Amenta]