«L’introduzione dell’obbligo vaccinale per i lavoratori ultracinquantenni è un provvedimento importante per arginare il Covid, ma deve essere analizzato in un contesto più ampio per garantire gli equilibri utili all’avvio della prossima stagione dei raccolti».
Lo afferma il presidente di Confagricoltura Verona, Alberto De Togni (nella foto), commentando le misure approvate dal Governo sull’emergenza pandemica.

In Italia, quasi il 35% della manodopera in agricoltura ha più di 50 anni. Stando ai dati Inps, l’obbligo vaccinale disposto dal Governo riguarda circa 356mila operai su un totale di oltre 1milione. Circa un terzo degli addetti 390mila è straniero, di cui il 60% di provenienza extracomunitaria. Molti hanno ricevuto vaccini non riconosciuti dalle autorità sanitarie europee e altri non sono vaccinati.

«Tra poche settimane si avvierà la stagione dei primi raccolti e le aziende agricole attendono l’arrivo di lavoratori extracomunitari, – spiega De Togni – ma sono ancora molte le questioni aperte che devono trovare un equilibrio in ambito internazionale. Il super green pass per gli over 50 è una di queste, così come il riconoscimento dei diversi vaccini somministrati extra Ue. Due anni di pandemia hanno evidenziato evidenti difficoltà nel trovare soluzioni condivise per garantire il flusso e la permanenza dei lavoratori stranieri nel settore primario. Noi chiediamo di mettere in atto tutte le soluzioni possibili per risolvere i problemi pratici ed evitare che le giuste misure per contrastare l’emergenza sanitaria impattino con le necessità delle imprese agricole di garantire continuità produttiva e pertanto alimenti per tutta la popolazione».

Confagricoltura Verona ha salutato con favore il Decreto flussi, firmato qualche settimana fa dal presidente del Consiglio. Mario Draghi, con cui si stabilisce l’entrata in Italia di oltre 69mila cittadini non comunitari per lavoro subordinato e lavoro autonomo, di cui 14mila per il settore agricolo.

«È un decreto che aspettavamo da tempo – sottolinea De Togni -, perché sono parecchi i comparti che ne abbisognano, ma resta il punto interrogativo sulla pandemia, che non sappiamo se e quanto condizionerà l’arrivo dei lavoratori. Nel 2020 abbiamo vissuto fortemente questo problema, con molti operai agricoli comunitari impossibilitati a venire in Italia a causa delle frontiere chiuse».