«Siamo sconcertati dall’oblio caduto sui farmacisti e i collaboratori di farmacia che non solo non sono stati ancora vaccinati per il Covid 19, ma non stanno ricevendo alcuna informazione di previsione in tal senso – denuncia Elena Vecchioni, presidente di Federfarma Verona –. Sembra che la nostra categoria sia stata dimenticata e non rientri tra quelle a maggior rischio, quando invece è evidente il contrario.
E sono diverse le considerazioni da fare. Per prima cosa siamo operatori sanitari a tutti gli effetti come stabilito dalla legge e quindi con diritto alla tempestiva vaccinazione per manifesti motivi di contatto con il pubblico. Inoltre, dal momento che stiamo eseguendo l’importante servizio di monitoraggio della popolazione con i tamponi rapidi agli asintomatici, siamo doppiamente esposti al rischio contagio e sono i numeri a dirlo perché in poco più di un mese (gennaio e primissimi giorni febbraio 2021), solo nella provincia di Verona, abbiamo individuato 230 positivi (su 5.600 test) che altrimenti avrebbero continuato a circolare diffondendo il virus».

«Non vaccinando i farmacisti si mette in pericolo tutto il Sistema-Farmacia perché il timore più che reale è l’eventualità di chiusura, ed è già avvenuto in provincia di Venezia, delle farmacie i cui titolari e collaboratori vengano contagiati, con maggior rischio per le 104 realtà rurali (in totale sono 259 le farmacie aderenti a Federfarma in tutta la provincia) – sottolinea Gianmarco Padovani, vicepresidente di Federfarma Verona -. Sono farmacie che possono contare solo sul titolare o su un numero esiguo di collaboratori e che sono spesso l’unico presidio sanitario in aree vaste e disagiate in cui l’ospedale di riferimento può essere molto distante e il medico di famiglia non sempre facile da raggiungere fisicamente, soprattutto per anziani polipatologici».

«Invece che aspettare passivamente l’eventuale interruzione di un servizio pubblico fondamentale come quello reso dalla farmacia, basterebbe preventivamente attivarsi con la vaccinazione – prosegue Vecchioni -. Si tratta di un numero tutto sommato contenuto di dosi che permetterebbe di mantenere attiva la filiera relativa alla distribuzione del farmaco. Questa situazione che è ormai sotto gli occhi di tutti viene percepita in maniera chiara dalla popolazione che ci chiede perché non siamo stati ancora protetti dalla vaccinazione, rendendosi conto del peso di una eventuale chiusura della propria farmacia di riferimento. È sconcertante che il cittadino comprenda la necessità di salvaguardia di un presidio sanitario fondamentale, come la farmacia, mentre non è affatto evidente per chi deve prendere tale decisione in ambito politico. È finito il tempo delle rassicurazioni, ora è il momento di risposte chiare ed immediate».

«La Sanità pubblica ha contato sulla farmacia fin dalla prima ora dell’emergenza quando nella primavera del 2020 ci siamo immediatamente attrezzati per garantire al cittadino, che faceva conto quasi esclusivamente su di noi, il supporto di un polo sanitario sempre aperto e disponibile. In questi lunghi e difficili mesi in provincia di Verona circa il 10% tra farmacisti e collaboratori di farmacia è stato contagiato o posto in quarantena precauzionale per il rispetto e la tutela degli utenti, con conseguente enorme disagio per l’organizzazione interna della farmacia, che ha continuato – conclude Vecchioni – a rimanere aperta senza lamentarsi e senza chiedere nessun aiuto alla Sanità pubblica. Gli operatori e i presidi sanitari, tutti, devono essere tutelati per il bene dell’intera comunità».

Foto: a destra in alto, Elena Vecchioni presidente Federfarma Verona; in basso Gianmarco Padovani, vicepresidente dell’associazione.