«Cari colleghi e amici, voglio comunicarvi che con grande rammarico ho deciso di lasciare il mio incarico di coordinatore regionale del Veneto di Forza Italia.

Come ho scritto venerdì mattina al Presidente Berlusconi, è stata una scelta lungamente maturata, ma non potevo continuare senza la giusta motivazione, perché penso che la politica non possa essere una questione di “poltrone” o di gradi appuntati sul petto».

Davide Bendinelli, deputato dal 2018 di Forza Italia e sindaco di Garda, che in un’intervista a fine ottobre si era detto ottimista sul futuro del partito in Veneto, ha reso nota la decisione di aver lasciato il ruolo di coordinatore regionale degli azzurri. «Non mi ritrovo più nelle scelte politiche del partito, che si è appiattito su Lega e Fratelli d’Italia venendo meno alle posizioni che ci hanno resi forti in passato» spiega.

E poi chiarisce le motivazioni della decisione: «Abbiamo perdonato a Matteo Salvini le sue posizioni giustizialiste, l’aver votato il decreto “spazzacorrotti”, per non parlare delle sue posizioni ambigue su Euro e Europa, il mancato voto a Ursula Von der Leyen (presidente della Commissione Europea ndr), le sue dichiarazioni sulla non irreversibilità della moneta unica. Siamo riusciti a perdonare anche il tradimento leghista di quest’estate, quando Salvini è tornato a chiamarci alleati solo dopo aver provocato una crisi in pieno agosto, salvo poi, pentito delle scelte fatte, giungere ad offrire a Luigi Di Maio la premiership, e nonostante questo abbiamo deciso di salire sul palco di S. Giovanni. Infine ci siamo incomprensibilmente astenuti dal voto sulla Commissione Segre, appellandoci a tecnicismi e dimenticando che quel voto costituiva un simbolo, un segnale, un riconoscimento verso la senatrice ma anche una differenziazione nei confronti dei nostri alleati».

Per Bendinelli lasciare l’incarico di coordinatore regionale è stata «una decisione difficile e sofferta, sono in Forza Italia da 25 anni» ricorda. Lascia l’incarico ma non il partito: «Resto comunque tra gli azzurri, almeno per ora, siamo in tanti ad essere smarriti». Di più sul futuro non dice. E conclude: «L’esperienza del coordinamento regionale è stata avvincente e molto preziosa, ringrazio i colleghi per il sostegno ma non avevo più l’entusiasmo per continuare. Non ho mai pensato che fare politica significhi occupare una poltrona, ma non penso nemmeno di meritarmi l’accusa di tradimento che mi è stata rivolta contro. Provo però l’amarezza di chi si sente tradito. Mi sono impegnato con Forza Italia dal 1994 perché aveva come primo obiettivo la difesa di valori come la libertà, la democrazia, il garantismo e la ferma collocazione europeista. Con il centrodestra Berlusconi era riuscito a trasmettere questi principi anche a partiti come Alleanza Nazionale e Lega, con una storia e un retroterra culturale totalmente differente, creando una sintesi di valori che non ha però mai messo in dubbio certi capisaldi. Ora non è più così».

Luisa Nicoli